venerdì 30 dicembre 2011

Cambiamo nome, io so essere Anna, tu puoi essere uno qualunque, già lo sei
e quando i savij arriveranno, gli si dirà, gli si racconterà di quella volta quando
come corde sottendevamo archi e non c'erano pilastri a sostenerle perché io
ero Anna. E pazienza i desideri, pazienza i capelli, al diavolo i santi, rivoglio i
miei dei. Con quale furia devo darmi al valzer, con che boria devo costruirmi
un carattere, perché devo andare a capo per dire che sto facendo poesia?
Magari non è nemmeno vero. Voglio guardarmi e dirmi che non è giusto, che
non devo trattarmi così che poi mi tornerà tutto questo male che mi sono fatto.
Solo tempeste, ricordo qualcuno parlare di assenze e poi liquori polacchi e altri
suoni e altre voci e sogni scomparsi nell'oblio. E qualcuno piange e decostruisce
e le parole perdono e vinco io, smosso e non smussato da un labor limae agitato
più simile a pop art che a canoni classicisti o radiotelevisivi. Mentre invento
metriche ostili al bello mi nutro di crepuscoli e di lunghi addii e di futuri bruciati
e di chiome scomposte e di progressioni e di tutto ciò che non sarò mai.

Anno nuovo morte nuova

Porta le uova.

venerdì 23 dicembre 2011

Gino, l'elettore

Mi sono chiesto: sembro forse Simone de Beauvoir?
Rispondo: in attesa! Ma poi l'attesa è vana, si sa.
Schiaccio piastrelle tuttora vuote d'amore e di grazia
Ma è così.
Si è rotta anche una lampadina, ma io dico: no!
Non chiedetemi niente che tanto già tutto so,
e le vostre notizie son nuove come questo vino
che non invecchierà.
C'è una teoria per la quale certe vocali
declamano meglio se stesse e altre no
facciamo una petizione con tante firme
per L'uguaglianza delle O
L'uguaglianza delle O
L'uguaglianza delle O
L'uguaglianza delle O
Questa è la tua democrazia, è per questo che si usa, sai?
Stringi forte ciò che conta perché questo è un viaggio che non rifarai.
Sono qui per divertirmi, ma ci tengo alla mia libertà.
E stavolta nessuno mi rappresenterà.

lunedì 19 dicembre 2011

Come cazzo parli?

Meditavo sull'essenza di talune facezie
Accorgendomi che in realtà poche volte
Anzi pochissime, si coglie mentre solitamente
Non vi si fa caso, ridendo perché si sa
Che quell'accrocchio di parole è divertente.
Ho così deciso di ritrarmi dal mondo ludico
E di non ridere mai più spontaneamente
Nemmeno su richiesta.
Oh merda, mi è avanzata una lettera: e mo come la finisco sta roba tutta seria che mi fa sbellicare? Punteggiatura, questa è la risposta.

martedì 6 dicembre 2011

Nuovo manifesto della non-poesia

Per i pochi non-lettori, è stato pubblicato il nuovo manifesto della non-poesia. possiate apprezzarne le non-differenze. Ma anche no.

http://nonpoesia.blogspot.com/p/manifesto-non-poesia.html

A voi l'inutile sentenza.

venerdì 2 dicembre 2011

Storia di una storia

_Sono entrato in macchina e la radio diceva che è meglio correre lontano, molto lontano che ci sono gli assassini tutt'intorno a noi e si deve aver paura di loro e temerli
_La strada è lunga, non so che giro sto facendo, scorgo la biblioteca: non c'è parcheggio, magari lì fuori sì, sì, eccolo, quante manovre? Quattro, fatto, sono una donna
_Tuttavia non mi lamento scendo e sento che ho con me tutto ciò di cui ho bisogno: me.
_Molti hanno il vizio di mettere strani accenti e non so che altro e interpretare le storie degli altri, ma lasciatemi stare,
_Cazzo!
_ Mi vedete? Male, chiudete gli occhi, non guardatemi, non ascoltatemi, non leggetemi, non sappiatemi. Vorrei essere libero
_Vorrei profumare d'incenso e di suoni e di vetri e campane: una morte alla Locanda. Entro in biblioteca, perché ci lavora gente ignorante? Doppia vu, i, due ti, due due! due ti! gen, no! non gei: gi, e, enne, esse, ti,
_e, i, enne. TRACTATUS, con la c. È latino, scrofa. La mia tessera è scaduta per colpa tua che non conosci Gide e scrivi Flober.
_Torno: compro il tabacco: Samson Blu: non si può dire? Allora non sono libero! Mamma, un cazzone dice che la democrazia è morta, chi glielo spiega che delega significa sottomissione? Chi spiegherà al mondo che non è vero niente?
_Vigliaccamente fuggo nella tua testa.

giovedì 24 novembre 2011

24 novembre: una sera per sempre

Mi sa che non va bene
Questo pensiero e le sue pose oscene
Questo pensiero che è un seme.

Mi sa che non va bene
Questo progetto iniziato insieme
Un albero che cadrà a breve.

Mi sa che non va bene
Ma chi ha la forza per dire ancora basta?
Questo pensiero mi devasta.

domenica 20 novembre 2011

Verrà la morte e avrà i miei occhi

Dedicato a tutti i C.B.

Inno al relativismo che ci decompone
e uguale emme ci due
cantato nelle chiese dei furbi
ma non si scappa, non si fugge
questo cappio non ci lascia e lei
lei si strugge.

Bugie quelle fuori dal mondo
non esiste niente, anche questo paradiso artificiale si sfalda
alle falde della mia rabbia
dei versi lunghi del grande gatto elettrico
dell'odio che ingoio come sperma rancido.

Verrà la morte e avrà i miei occhi
se li sarà presi perché tanto ormai...
Anche lei umana, difettata, corrotta,
nemmeno nella morte ci sarà requie.

sabato 19 novembre 2011

Non si può bruciare la candela dalle due parti

Dedicato ad A.G.
Quanto vorrei saper scrivere come te.

Sono così stanco che a momenti potrei mettermi a dormire per sempre, non dovrei neanche prendere strane dosi di strani sonniferi, stasera basterebbe chiudere gli occhi per non risvegliarmi più
Sono vecchi sogni che a volte tornano, corrosivi come e forse più di un tempo, che mi mangiano dentro e mi avvelenano e mi fanno marcire perché
Io sono putrido. Ho voglia di vivere? A volte sì. Spesso me ne frego e altre volte no. E vorrei disfarmi anche fuori, chiuso in una scatola di legno oppure polvere sopra al mobile della cucina
Quello dove stanno i piatti del servizio buono che neanche nonna ormai usa più. Non viene più nessuno a mangiare, era bello quando c'erano ospiti un paio di domeniche al mese
Noi eravamo piccoli e i ricordi si confondono, le zie, gli amici, chi era più vecchio? Chi ci faceva ridere di più? Ci facevano paura, sapevamo che saremmo finiti così anche noi: spero di morire prima di diventare troppo vecchio
C'è sempre la soluzione Hemingway. Non fare come quelli della musica, sono cattivi esempi, drogati ubriaconi senza futuro, fai come gli scrittori. Fai come Hank. Fai come Pavese. Sì, meglio Cesare, 42 anni sono una bella età per morire.

lunedì 7 novembre 2011

L'autobus senza biglietto

Schiacciati sul fondo di un mondo non nostro
in un chiostro che ha braccia per colonne
e scaccia nella notte insonne un nero futuro;
accenti dipersi chiusi e aperti e occhi tersi
e poi colmi e poi alberi e fiumi e dintorni
andate e ritorni e girare e vedere e guardare
e poi pensare e capire che non ricordo che te.

lunedì 24 ottobre 2011

Tra Dedalo e Icaro

Ognuno ha il suo dolore, ognuno conosce solo il proprio
e per quanto insignificante, minuscolo, stupido
anche il mio fa un male cane, non biasimarmi.

Nessun problema

Senza desideri non ci sono delusioni
Se tutto è noia, non c'è posto per il dolore
Il pendolo è fermo: chi vince ora, Arturo?
Rassegnazione, dolce come il miglior veleno
Ci saranno sempre i nostri paradisi artificiali
Chi ha bisogno di essere appagato?
E se ogni tanto farà capolino una vita schifosa
Allora ripetermo insieme:
nessun problema, va tutto bene.

martedì 4 ottobre 2011

Senza titolo


Sono brutto. Terribilmente brutto. Irreparabilmente brutto. Non ho mai avuto una ragazza, non ho mai baciato nessuna, non ho mai fatto sesso. Non è che mi sono accorto solo adesso di essere brutto, è che non ho mai dato la giusta importanza a questo orribile dettaglio. Ma cominciamo dall’inizio.

Cominciamo da questo schifosissimo diario. Una roba da donne. E invece io, fino a prova contraria uomo, sono qui che scrivo questo schifo di diario. Non tanto per un desiderio di tramandare a qualcuno i miei pensieri, sempre che si possa parlare di pensieri veri e propri, quanto per permettere al mio ego di vergognarsi profondamente una volta che, ormai vecchio [sempre che ci arrivo si intende], rileggerò questo schifo.

Ho 22 anni, sono uomo, sono alto, ma sono brutto. Ho le orecchie a sventola, il naso grosso, la fronte ampia, pochi capelli per di più rossi, un culo grosso come una casa, due cosce da Mister Muscolo e per il resto sono magro come un chiodo.

Mi professo intelligente e generoso, giusto per darmi aria e far credere agli altri che lo sia. Ma, in realtà, sono uno stronzo. Un brutto stronzo, per di più.

Ripeto, eccomi qui con questo diario da donne, questo diario da mentecatti, a scrivere cose da mentecatti in uno stile da mentecatti.

Patetico.

Tu mi dici patetico? E come ti permetti, lurido sporco foglio bianco che non disponi di vita propria se non quando io scrivo questa enorme ed inutile quantità di parole a caso, senza pensare, senza un nesso logico tranne il fatto che sono brutto.

Sei brutto.

E allora? Lo so che sono brutto, non c’è bisogno che me lo dici. Ogni minuto lo penso, ogni volta che mi guardo allo specchio, ogni volta che guardo una ragazza sperando che si accorga di me, pur sapendo che il suo unico pensiero sarà ommioddiocheschifodipersona e sapendo, ancora peggio, che avrà avuto ragione. Uno schifo. Come uno schifoso è colui che ha inventato gli specchi. Proprio oggi voglio iniziare questo diario da donne con un’azione eclatante, davvero eclatante.

VOGLIO ROMPERE LO SPECCHIO.

Sono sette anni di sfiga, dicono. Solo sette ore se invece non sposto i cocci.

Ma tanto è 22 anni che sei sfigato, rompere lo specchio non ti servirà a niente.

Lo sai che hai ragione? È 22 anni che sono sfigato, perchè sono brutto. E sai che ti dico? Che lo specchio non lo rompo in mille pezzi, ma in duemila, tremila, e poi i cocci non li lascio stare, li trascino in mezzo alla stanza, li dispongo per tutta casa, mi tolgo le scarpe e le calze e cammino per casa, vedendo il sangue uscire dai piedi, vedendo il lurido sangue di uno sfigato colare copioso sul pavimento in parquet, impiastricciandolo di rivoli rossoscuro. Allora lo faccio. Rompo il vetro.







Fatto?

L’ho fatto. Ho fatto tutto quello che ho scritto sopra, e molto di più. Ho tirato un pugno bello grosso con la mia mano DESTRA, e il vetro ha fatto CRASH. CRASH è il suono del mio piacere, un brivido lungo la schiena che mi prende, mi inebria, mi soddisfa totalmente. CRASH è il suono della libertà, del non vedere più la mia orrenda faccia da storpio su quel dannato specchio, CRASH è il suono della vita. Alla fine ha fatto CRASH anche la mia mano DESTRA quando ho preso un grosso pezzo di vetro rotto e l’ho strisciato sul palmo, e il sangue, [ il sangue? Oh sorgente di amore  di dolore di passione ] il sangue che scendeva piano piano prima a gocce poi a fiumi e la fasciatura che diventa rossa e la mia faccia che non si vede più e i cocci per terra e i piedi nudi, ohhhh che bello che male che bello il male.

lunedì 3 ottobre 2011

L'attimo eterno: dichiarazione d'intenti

Pianifico in versi un'idea in prosa.
Una cosa che vorrei non fosse odiosa,
come la tosse che ora mi affligge.
Sappia chi legge che il racconto breve
deve restringere il tempo della narrazione.
Sì, è una nozione. E qual'è il suo destino?
Il mio intestino. Il luogo: Spiacente, dottore.
Un orrore abortito da mal partito.
Voglio dilatare il tempo senza romperlo
e poi torcerlo e arrampicarmi intorno
fino all'ultimo giorno, anche solo cinque minuti
magari muti, ma di certo vissuti.

sabato 1 ottobre 2011

Non ci sei mai

Cammino da bravo bambino
cerco il panino nel cestino
ma trovo solo un me stesso marcio.
E allora straccio la tua mano
non m'importa il danno umano
come fanno a sopportarti?

venerdì 30 settembre 2011

Quando la roba rende

Il soffitto non pende
l'affitto si arrende
il bucato si stende
e non stiri le tende.

Ma però peccato sia che non avrebbe così!

Perché se rompi lo schema e mischi i colori
i tepori e gli ardori e gli ardenti carboni
e i tizzoni e i minchioni e sti cazzoni stronzi
cosa rimane se non termini sbronzi d'accidia?
L'invidia per non avere nel sangue la fiamma
che mi condanna a scrivere testi rimati
spezzati in candidi versi, m'ha spinto a questo
nessun testo onesto, tutto sognato e buttato
un conato senza stile né fine o inizio o dignità.

Se l'alfa diventa omega, dove finisce il verbo?

La prosa metrica non è la chiave estetica
per la rilettura della seguente figura: ah!
Anacoluto dal forte ma storte e piovuto.
I martiri bianchi dall'alto dei banchi
fan cenno: son stanchi, e privi di senno.
È un'evoluzione del chi va là, suzione oplà.
Ma la rima complessa figura repressa
tortura di prima badessa del clima: eh!
L'ha detto e non vuole, dov'è che duole
poi sgratta le suole e nel ghetto le aiuole.
Smatta con tutti e gioca coi putti
compra i carioca e mangia una gatta
siffatta la tratta contratta la pancia
terribile e sgombra che flebile bomba.

domenica 18 settembre 2011

Magari stavolta avevo bisogno io

Difficile! da dire e comprendere
perdere prendere rendere rivendere
Ah! il sospiro del quieto vivere
dell'accorgersi troppo tardi
del fraintendere, del Davvero?
DAVVERO! come Philippe
E dunque queste lettere sparse
a chi giovano?
A me - disse l'alto spirito
Chi sei? Io sono, dovrebbe bastarti.
Bastardi!
Non dirlo.
Taccio.
Non è vero.
E allora?
Taci!

Ballata in La Minore

Senza le scarpe
scrocco due sizze
spengo il telefono
e sono libero.
Studio che passa
e poi mal di testa
ieri la festa
ma son solo qua.
Ora ti guardo
nel mentre che suono
non so chi sono
e non lo saprò.
Saran le quattro
ma senza Nutella
non sei più bella
d'un ciuciarin.
E quest'angoscia
è sempre la stessa
nella domenica
e in ogni dì.
Saran le droghe
sarà la vita
mi sento staccato
da questa realtà.
Un po' dissociato
alquanto alienato
spesso strigliato
da chi lo sa già.
Da chi ha imparato
a vivere bene
da chi non sbaglia
se non per pietà.
Ma io non mi muovo
qui mi hanno messo
e adesso chi ha smesso
con me pagherà.
Sconterà pene
d'inferno glaciale
ogni suo male
punito verrà.
Sono le storie
che narrano ai bimbi
ma i fatti son finti
e nulla accadrà.
In questo buco
d'olezzo mortale
che tra le chiappe
sarebbe metà.

lunedì 12 settembre 2011

Verba non volant, scripta moriuntur

Ingegnere negro coi capelli da cane
o versa forsevice, non rammento
che si dice? La pochezza della tua fede
ti fé perder la speranza, ma io solo
d'aulica ispirazione abbisognava
per scriver coteste frementi nugae
che in noi provocano cotanti cachinni.
Cosa devo aggiungere ancora? Mi par
d'aver giaggiolo esaurito l'argomento
che poi è un iris, ma tu non guardi la tv.
Degenerando vo per la strada e ti dico
necessitiamo adepti, possibilmente
basta ingegneri che ce ne son già troppi.
E mi ballan sulle balle, ma orbene lo sai
che questa è la fine, d'altronde bai bai.

Soliloquio

Come Ginsberg nello specchio osservo i miei guai
constato vizi e paure che non mi abbandoneranno mai
allucinato come un leone quel giorno in camera mia
urlo e telefono a un amico c'è un razzo che mi porterà via
è in un supermercato lo so vicino alla mia mamma
ai miei maestri ai miei corruttori costruttori di questo dramma.

venerdì 9 settembre 2011

Nella polvere

Avrei potuto, avrei dovuto, ho temuto e perduto
a lungo ho taciuto e per quanto ancora sarò muto.
Diffidente per sempre, fulgente nel buio tremore
ardente nella fragile mente, ma chiuso nel torpore.
Io sono mio e di Dio, e mentre la trama si sfilaccia
l'ordito è ormai esaurito, e ancora cado di faccia.

mercoledì 24 agosto 2011

Repetita iuvant

Condensare questa rabbia
fino a sciogliere la sabbia
e modellare il vetro e poi
tornare indietro a sentire voi.

Devo scendere per farti piacere
lasciami stare che voglio vedere
che voglio provare ancora a cadere
che ho il cranio duro e che tanto
sono sicuro, io non sarò mai un santo.

E se per ogni volta che non mi hai conosciuto
io avessi potuto scappare e correre per miglia
ora non avresti tanta voglia di tenermi qui.

Sì, se te lo stai chiedendo
io sto alludendo
e illuso come un vecchio
interrogo lo specchio
ma non risponde, mi confonde
io aspetto e taccio
e in queste notti profonde giaccio.

Scheletri

Io sono un cane
e se tu sei una formica
non passarmi vicino.

Io sono un cane
e se tu sei una formica
non passarmi vicino.

Io sono un cane
e se tu sei una formica
non passarmi vicino.

venerdì 19 agosto 2011

Seci D'omo

Mi muovo ma non mi sposto
e tosto piangerò di nuovo
e covo quest'ira incurabile,
latente e inesplicabile.

Sento la vita che mi attraversa,
gioca perversa a passarmi sopra
quasi mi scopra soltanto ora,
reliquia d'ineluttabile memoria.

Sempre più spesso non mi trovo
e confesso che adesso questo giogo
si esprime nel topos del non-luogo

come se tutto ciò che ho intorno,
amorfo, non lasciasse appiglio reale
che con un dito potrei affato indicare.

Rime?

Continuando nella ricerca
della giusta
metrica espositiva per i miei pensieri,
rimembro quando
una busta
sigillata e bianca sconvolse il mio ieri.
Non dirò chi o come
la frusta
fece schioccare davanti ai sogni più veri,
con quei discorsi da
testa angusta,
trasformando i miei giorni da belli a neri.

Fuma al mattino, appena sveglio

Il fumo dolce si alza nel mattino
nella nebbia fitta d'inverno
o tra i timidi raggi di sole
Va senza timore e affronta il giorno
è un augurio, un esempio da seguire
S'erge e mi guarda come dire
umano, non volerai mai.

giovedì 4 agosto 2011

Catarsi?

Ho trovato una bella ragazza
e l'ho portata a casa
ha gli occhi azzurri:
ogni volta che mi guarda sono arrapato.
Ora è nuda sul letto e ride.
Il suo ventre è così liscio
le gambe mi chiamano
guarda le cosce! Guarda le cosce!
Mi avvicino, mi stendo, apro il cassetto del comodino
lo stringo forte nella mano
e glielo pianto dentro.
Il lenzuolo è bagnato e lei non ride più.
Il viso è contorto nella smorfia dell'orrore
ma non grida, è brava.
Le infilo una mano nelle viscere
è bello sentire come sei dentro.
Mi passo la mano sulla faccia
mi lecco le dita.
La apro tutta, pian piano
mi sdraio dentro lei.
È calda, diamine se è calda
ma a breve sarà come il marmo e viola.
Addio, ragazza dagli occhi azzurri.

mercoledì 3 agosto 2011

L'arte non è tenuta insomma a essere altro che arte

[Quanto si sarebbe divertito il buon Barthes con questa tautologia Scapigliata]

Sbava distesa sul pavimento
non ha più i denti davanti
è isterica, grida per ogni cosa
non ci vede quasi più
e anche il fine udito ormai scema.

È persa in un mondo che non le appartiene
trema di fronte all'aria
ha i nervi a pezzi e ha bisogno di affetto.

Io le urlo contro
le faccio tenere carezze
mi prendo gioco di lei
ma non la aiuto
sono inutile.

venerdì 22 luglio 2011

CHI SONO, DOVREI DIRE

Con lo sguardo fisso
su questo sole di mezzanotte
mi chiedo che ora sia
e se sia veramente importante
e vitale dirtelo, lettore,
se non sia invece solamente
un'altra limitazione per lo spirito.

Ricordo che quando ho iniziato
a scrivere volevo rendere
ciò che sento e mi tormenta
un'opera d'arte e fare poesia
ora mi rendo conto che qui
non c'è più poesia che
in un cesto di pere marce
o in un mucchio di cadaveri.

Perciò tu che leggi
non chiamarmi poeta
né cantore ti prego in realtà
sono solamente uno sconfitto
un disertore della vita vissuta
che qui lancia il suo ultimo
inaspettato e disperato grido
doloroso quanto inutile.

(17/10/08)

lunedì 18 luglio 2011

Passa la tazza

Afferro il manico con l'atteggiamento tipico
di chi è arrivato al momento topico al tropico
del cancro che ha il capricorno sotto chemio:
mi guardo e decido che merito un premio.

mercoledì 13 luglio 2011

Là, banalità

Foglio bianco: sono un santo
non dico parolacce e non le scrivo
mi ricordo poco e sono vivo
righe e altre righe e margherite
i fiori sono belli evviva evviva
ho scaricato il morto dalla stiva.

martedì 12 luglio 2011

Semplicemente annoiato

Ti ricordi com'era?
Passavo le notti a guardarmi le dita dei piedi,
questo semplicemente perché
ero terribilmente annoiato.
Vivo o morto? Annoiato.

domenica 10 luglio 2011

L'analgesico

La componente onirica di questa lirica
decisamente tragica e senza il senso di autocritica
è forte: una di quelle cosiddette chiavi per supposte porte
non basta leggerla, devi capirla
sempre che io abbia il coraggio di finirla
sempre che non pensi ad altro o nulla mi distragga
che tanto lo sappiamo tutti che poi tutto scappa.

Prima strofa introduzione, seconda esposizione
ai raggi cosmici che snaturano il mio essere
e tentano di tessere trame e intrighi troppo umani
i sogni a luce spenta uccidono i sogni a occhi aperti di domani
col mio incedere a tentoni con le mani
troppo timido, troppo ansioso, troppo irascibile, troppo noioso
poco utile, scarsamente duttile, non comunicativo, mai propositivo
negativo, non c'è Roger, non si procede, ma neanche si recede
e allora lede questa strofa l'unità del mio programma
note, tempi, rime, c'è qualcosa che mi inganna
che non ingrana, che non sformaggia e se poi taleggia
succede che è la fine e allora vai: a testate come Zine.

La terza strofa è per la suora
una brutta metafora per dire la chiusura
mentre l'ispirazione si usura e la paura mi riprende
il cuore va veloce e l'affanno del respiro mi sorprende
guardo lo schermo, mi osservo riflesso nel suo nero
e anche se non sembra succede che non sono vero.

sabato 2 luglio 2011

Non puoi mettere i chiodi a rovescio

Ansima nell'umido di questo ventre terreo
tra le messi bionde che danzano al vento,
nella mano stringe un'economica bottiglia
stanotte è troppo stanca per dormire.

Non è rimasto niente neanche le tende
o le tenere macchie di cenere e vino
l'odore persino ormai è già svanito
distribuito in giorni tutti uguali.

L'amaro ricordo di filosofeggianti dialoghi
come novelli diadochi a spartirsi i cadaveri
di un secolo brillante di muffa incrostata
tostata nel forno delle ideologie annoiate.

mercoledì 29 giugno 2011

Waiting for holidays

Mi vedo
seduto
lo sguardo perso
la pioggia che batte
sul mio corpo
abbattuto.

Incapace di reagire
come uno stuolo di pesci Tetraodon Miurus alla vista di uno
squalo
aspetto solo che arrivi
la fine.

Esami (NSFW)

Tu ed io.
I migliori orali
che abbia mai fatto.

lunedì 27 giugno 2011

Combinazione

Allungo la mano, ma
l'accendino non c'è.
Suppongo sia notte, è buio.
Sento un respiro, un altro
oltre al mio, chi c'è?
Scintille, loro hanno un accendino
e fumano, tranquilli.
Io qui che sudo, inquieto.
Come vorrei dell'oppio ora.
Datemelo, giungi, rivelati, chiamami. Parlami.
Come vorrei dell'oppio ora.

venerdì 17 giugno 2011

Sbadiglio sotto il tiglio

E questo senso di abitudine
E questa noia che non passa
E questa nausea che ho qui.

Le occhiaie sono nere, ma ti giuro che dormo, che me le coloro per farti pena. Poco prima di entrare sulla scena per dirti sì no sì no no no sì. Come vuoi tu, proprio così. Tu parla che io annuisco e ti assecondo. Come un ovetto fecondo appoggiato sul fondo e volgarmente tondo. Banale e compiacente, col sorriso sempre.

Mi rannicchio nel mio angolo
E fuggo nei miei meandri bui
Stai fuori! Chiudo a chiave.

domenica 12 giugno 2011

Epitasi non richiesta per un inviluppo in terra d'Is

Tira la tendina
brava maestrina
e la minestrina col cucchiaino
fuori dal bavaglino
sporco di parole avulse dal contesto
ho scelto loro in mezzo al mare
trovo l'oro e succo di pomodoro
poi il naufragio e l'onda
ora Parigi resta sola
non affonda
dopo la Fronda ecco i bimbi
ancora fissi infissi e scissi
pregano Jah e m'infestano
in testa ho solo dubbi e serpenti orali
rotto m'attorciglio
in un asfittico aprosdoketon.

martedì 10 maggio 2011

Cerebroleso

Il piacere del fraintendimento
del litigio basato sul nulla cosmico
le mie risate che coprono i tuoi insulti
la pena che fai sforzandoti di spiegare.
Non voglio capire, va bene così
perso nella mia inutilità di fondo
gioco col tuo finto buon senso
almeno io so di non averlo, pirla.

domenica 8 maggio 2011

KKK

Magici uomini di bianco vestiti
dai fori guardano con occhi stupiti
l'uomo che libero cammina e nero.
Mai avrei creduto potesse esser vero.

sabato 7 maggio 2011

Non lavorare, produci

[pagine dispari]

Poi anche anche controffensiva
in manifatturiere del conseil
si che ben come situazione
dottrina alla di i gianseniste.

[pagine pari]

Il inviò non il chiamati
primo il nonostante contro
la nuovi il Metz visita
decenni alla giudiziari.

lunedì 2 maggio 2011

Le promesse non hanno ali

Così nemmeno l'amore
così nemmeno la tristezza
questa non è la mia vita
non la voglio, riprendetevela.
La mia testa scoppia.

giovedì 28 aprile 2011

Tra queste gocce

Sono i suicidi notturni a costringermi
e quest'aria che non sopporto
così piena di sé, così sporca e tarda
come le ore di questi miei giorni.
Tutto fugge e mi sfugge ancora
con il ripetersi dei circoli più ciclici
mentre abbraccio gli scheletri
e soffio tra i loro capelli folti e forti.
Guardarmi intorno non serve più
l'assedio è cinto e la cinta spezzata
deturpata e derisa dalle formiche;
vorrei ucciderle tutte.

martedì 26 aprile 2011

Statue di sesso

Le statue di sesso hanno inclementi falli di cera che si sciolgono se accesi
Le statue di sesso hanno vulve occluse e cerulee come il cobalto che le plasma.

Le statue di sesso hanno imponenti natiche che si sgretolano tra le mani
Le statue di sesso hanno le mammelle claustrofobiche del gesso scolastico.

Le statue di sesso sono libere.

Statue di gesso

Siamo statue a cui avete donato racchette
con cui giochiamo nei sogni che non facciamo
in cui proviamo sentimenti che non abbiamo;

Siamo statue a cui avete dato dei nomi
con cui ci chiamano amici che non abbiamo
a cui doniamo sentimenti che non abbiamo;

Siamo statue a cui avete legato speranze
con cui nuotiamo in mari che non solchiamo
che ci liberano da sentimenti che non abbiamo;

Siamo statue di gesso private di sé
ci avete tolto il gesso, ci avete imposto la vita
e quei sentimenti che ancora non abbiamo.

mercoledì 9 marzo 2011

Del colore del vomito

[Questo è soprattutto un modo per far capire al mio socio che leggo le sue puttanate.]

Le righe sulla pagina sono sbarre
io uso ancora la penna, ogni tanto
e se cerco di guardare fuori è strano
il cielo e il foglio sono dello stesso colore:
fottutamente bianchi - ma una nota dell'autore
dovrà spezzare il tutto. Ma lo teniamo in versi?
Ah beh, certamente, ci mancherebbe dottore!
(A Milano il cielo è spesso bianco sperma - NdA)
Quando non è color rame andato a male.
Ma si può fare quello che stai facendo?
L'ho fatto, vuol dire che si può.
Per chi se lo stesse chiedendo
con mistico furore aggiunto alla minestra:
sì, ho perso il filo.

Caduti dalle scale

La lavastoviglie dice che ha finito
bisogna aiutarla in qualche modo
alzo il culo e vado ad aprirla ma poi
-ma poi?
ma poi non ho voglia di svuotarla
e tutto finisce qui, senza suspance.

lunedì 14 febbraio 2011

Scricchiolii molesti

Corre svanita l'immagine cruda
perduta per sentirsi libera
e senza suoni cerca le scale verdi
attenuate dagli Elvezi del nord.

Del lento decorrere

In realtà è solo un'idea, ancor prima che un esperimento. Mi sono armato di dizionario, non senza un briciolo di vergogna, e ho rispolverato il libro di Catullo, dove c'è un accenno di metrica. Ora provo, non garantisco risultati.

De lento decurrere

Arescentorum dierum recusat
cupidorum transeuntorum casum
temporum iners vacuum. Ad me pictae
tabulae spectant assentior mechanicus.

[Il vuoto inerte dei giorni che appassiscono rifiuta la cronologica avventura dei passanti curiosi. I dipinti mi guardano, io annuisco meccanico.]

Scrivendo mi sono riferito all'endecasillabo falecio _U|_UU|_U|_U|_U, con le debite eccezioni al primo e all'ultimo piede. Per cui la ripartizione metrica dovrebbe essere così:

Àre|scèntorum| dìe|rùm re|cùsat|
cùpi|dòrum tran|sèun|tòrum| càsum|
tèmpo|r(um) ìners va|cùum.| Àd me| pìctae|
tàbu|lǽ spect(ant) as|sèntior| mècha|nìcus.|

Nel caso passasse qualcuno che ne capisce e trovasse errori è pregato, obbligato moralmente, di farmi notare come e dove ho sbagliato. Soprattutto mi sarebbe utile un chiarimento su dierum e transeuntorum, che non sono sicuro di aver sillabato per bene, e sull'elisione di spectant, cosa che non so se sia lecito fare.

sabato 15 gennaio 2011

A qualcuno piace sonetto

Regredisco sino alla morte
sono morto, non ancora vivo
sono privo di sensazioni
ma conservo le percezioni.

Ora sono un foglio bianco
informate la mia mamma
che sappia dove sono
e che poi me lo spieghi.

Anche stanotte volo senza ali
perso tra i miei simili, non-simili
dissimili, non-dissimili: ossimori.

Psico-proto-pseudo-pato
le quattro viti che reggono il mondo
torno a sentire, sono vivo.

lunedì 3 gennaio 2011

[Senza titolo] - Nuage

Un fiume in piena il pianto dell'anima
inarrestabile vomito di voci maligne
sangue di drago che scorre sul viso
brucia, lacera, scioglie le guance
ferite sporche, lasciate a marcire
interminabile notte di respiri mancati.