mercoledì 20 settembre 2017

A come percezione (ovvero, Le due P di Goffredo Guglielmo)

Questi sogni
come gli imperatori
ne sono gli alfieri;
questa grottesca ansia
questa filosofia del vero
scardina anche te,
Chimera dai tre volti
volti all'atomo malvagio
a noi quaggiù.

Come un bottone argentato
rifletti ogn'ora del giorno
ripassi le lacrime lente
ripensi alle ore fatate
rilassi le pance adornate
di un tenero rosa tutù.

Tu.

Notturna nuvola oscura
ne lascia solo uno spicchio
e recita bene il mio occhio.

venerdì 15 settembre 2017

Di necessità

Vizio,
ozio,
strazio.
Strazio eccola:
inflazionata parolina.

Impossibile fare
di necessità virtù;
smetti di marciare su di me
che mi fai solo marcire.
Ed è il mio cuore
il paese più straziato.

domenica 10 settembre 2017

Apnea

Un telefono squilla
infinito
i tu più lunghi del mondo
e poi tu che mi dici pronto.
E il naufragar m'è dolce
in questa pozza.

mercoledì 6 settembre 2017

Sarà che lavori troppo (e che sorridi a tutti ma...)

Mi dicesti ieri allettati:
vorrei farti un bel discorso;
ma le quattro parole che
crocifiggesti al posto suo
hanno colpito quell'infimo
che alcuna perifrasi mai
col suo artifizio avrebbe.
Mi dicesti ieri allettati:
scusa ma proprio mi si
chiudono; e siamo andati.

domenica 3 settembre 2017

Le figlie di Ananke (Hyacintus confusus)

Aì,
aì, leggo nel buio
dei miei petali chiusi;
aì!, d'indelebile mitologico
rostrato inchiostro
di lagrime e sangue,
aì che fu d'amore e carne.
Ditteri, emitteri, nematodi
morbi bianchi, giallumi,
nerumi, putridi marciumi,
sclerozie sul mio stelo,
nei miei bulbi una poltiglia:
un appartamento per l'inverno
o su di te miracolata essenza.
Aì,
aì, sussurro nel buio
dei miei petali chiusi.