domenica 23 febbraio 2014

Romanzo a puntate: L'OCCHIO DI CERERE

VIII. Vano portaoggetti

Conosciuti meglio gli sconosciuti e conosciutisi fra loro
intavolossi la discorsa
di come civilizzare la cornacchia
e per tutta notte
s'avanzarono proposte e contro
chi voleva
chi no
mantenere la semplice crudeltà, chi voleva
carcarla di valori.

Allo spunto del sole
s'era coperti di patelle
tal che sembrava d'essere in pellicole già viste
eppure nulla risolveva la corrosiva
non il vento, non il cielo coperto dei fumi delle umane attività che
perseguitano le coscienze anche nei luoghi più spersi
nei luoghi più aperti
valevano a far propendere le ragioni.

IX. Braccia e focaccia

Presta la Isla Secunda s'affacciava all'occhio
spuntava al verticante
sfidava la corrente, l'onda, la procella
la produzione ricca di vasi
e pestelli
e ceramiche cotte e dipinte e cotte e dipinte
e ancorcott'e inarcate.
Propizia insula che volgi il guardo
escluso
al bel mondo invidioso

Temerari nautae
gride!
non potranno impedirci l'approdo!

Così la sera, scesi a terra
per asciugare gli abiti
ai caldi fuochi degl'Iscondini e nelle fornaci
trangugiando pezzi delle tartarughe giganti cadute nello scontro
con le forze della Mmidia.

sabato 15 febbraio 2014

Romanzo a puntate: LOCCHIO DI CERERE

VI. Keppruné

Gl'infimi erano nati una notte
di primavera
di prima sera dopo la prima sera
fuga nei boschi
poi qualcuno dona una casa
riunioni che si trasformano in convivenza
e nuove storie che si dipanano e sono tutte contemporaneamente
e poi il figlio del re fu capo
e poi lo fu il fratello di quell'altro signore importante
una messe di malefatte
sgraziate
elefantiache e prune.

VII. L'amo gettato

S'avvicina, nel viaggio, una faccia sciapa
crapa pelata con coroncina poetica di bianco
pelo
Fa all'Ent, Signore! piacciaremmi domandarle di quale presunta setta farebbe parte
Ecco subito spiegato l'equivoco facciale
trattavasi di monoteista
Sono Ent, signore, secondo timone della terza piazza ovest degl'Infimi.
Dovrebbe 'mbrescionarmi?
Voi chi siete scusate?, m'intrometto
: dieci papiri di titoli.

Nel cesto e poi in padella,
anche stasera si mangia.

giovedì 13 febbraio 2014

Romanzo a puntate: L'OCCHIO DI CERERE

V. Ent

Eccoci all'isola Cornacchia, dove le genti sono selvagge
nude e necrofaghe
cannibali secondo il rito di un dio bestia che non si può nominare e dalle fattezza sconosciute
Si narrano fatti, si narrano storie, si narrano leggende che spesso nascondo una veritas ormai sepolta nell'inconscio - Sussidiario di (cinque)a elementare.
Lì scese il misterioso lui, con lo sguardo furtivo e l'occhio sornione. Qui poteva
sfogare la sua violenza
vivere libero nell'ultimo posto del mondo ancora privo di leggi e lacciuoli e cavilli positivi estranei al concetto di natura. Dichiarazione programmatica: tutto è H.
Bomba H.
Sciame di homo sapiens nudi
H

Teoria delle razze, scartata.
Teoria delle zone climatiche, scartata.
Teoria dell'evoluzione di stampo darwinista, scartata.
Scatola di cioccolatini, finita.
Ora più nulla mi legava a ciò che ero stato, finalmente avevo potuto fare indigestione.

Mi si para dinnanzi uno mentre in altri pensieri fondativi del mio nuovo vecchio Sé - infatti per quanto cercassi di cambiare tutti pezzi contemporaneamente ciò non era possibile
e ogni volta che riconoscevo l'errore gridavo: ho perso
Aristotele ludico!, il più meglio gioco per il tuo bambino! vedo scritto sulla borsa di questo
Cialve... - impacciatissimo, gli do una mano
Quid vis?
Questo battello passa per l'isola dei Quattro Gatti? - Mi avrà preso per il capotreno, penso
Credo di sì, figliuolo - S'illumina - Questo mi basta! - Disperazione.
Mi chiamo Ent, infimo tra gli infimi -
Eppure mi sembri in carne e ben vestito -
Gli Infimi sono l'ordine sacerdotale più prestigioso e ricco di tutta l'isola Cornacchia -
Ah... -

sabato 8 febbraio 2014

Romanzo a puntate: L'OCCHIO DI CERERE

III. Historia Eius

Nacqui figlio di mercanti, sai?,
si prendeva quel che si riusciva di là
e lo si redistribuiva dietro compenso
mi spiego? Eccome se mi spiego.

Ai quattordicianni orfano di madre
Venere e Bacco, idoli del padre
amici nemici, avventure, errori
venticinque anni capo dei briganti.

Gina diedemi il cuor suo e io l'amai
e felici scorrevano i giorni di macchia
quando nefasta ora l'autorità incontrai

Nelle galere buie del re di Valacchia
nelle galere nere, col sangue acquistai
un biglietto per l'isola che gracchia.

IV. Frammenti

Ancora non mi aveva detto
il suo nome
e per quanto sforzo facessi
e faccia tuttora
ebbene: il vuoto cosmisco.

Prima fermata, rifornimento di passeggeri
nessuno scende ma sale liquore per imbottirsi nelle stanche ore di bonaccia
quando non c'è vento
e la speranza vacilla insieme alla coscienza
Preghiera del marinaio al vento:
O vento! Vieni e sospingici!
Preghiera di un marinaio al liquore:
O amato dio dell'ebbrezza!,
distruttore di ostacoli
creatore di bellezza
fa che anche stanotte
stramazzi privo sensi!
Preghira del lettore allo scrittore:
Smetti, ti prego!

giovedì 6 febbraio 2014

Note all'Occhio di Cerere

"abigeato": furto di bestiame.
Sebbene il suono ne confonda la sopportazione
l'erronea apposizione di stato tra la sesta aurea e la quarta
a discrezione
può risultare dannosa, in quanto
falsa informazione.

"nave": come può un nome essere più spoglio. Ormai i modi di arricchirlo sono esauriti. Vocabolo che va estromesso forzatamente dal diziovocabolario.

WANTED DEAD OR ALIVE
NAVE
NO REWARD
(rivolgersi a Leopardi)

Romanzo a puntate: L'OCCHIO DI CERERE

I. Giornate di sole

Come splendeva il tempo in quel tempo
tra le tristi pianure
inondate di nebbia mortale
e bianco e grigio e pallidume

Diceva non andare

Ma come sopportare l'arido paesaggio
il porto spoglio e interrato
il campo sterile
l'accartocciata foglia d'ormai sepolta speme
che giaceva meco nella più tetra disperazione?

Partii
non senza rimpianti.

II. Abigeato

Imbarcato scorsi persone diverse da me
altri Sé
chi faceva o disfaceva
divisi lavori equamente, con alterna fatica
la nave salpò.
Tra i bianchi flutti nessun delfino
nessuna traccia dell'antica vita
saliva a noi dal mare

Atanaldo!
disse d'un tratto uno
Che vuoi?

Sono io!
Era lui, uno che conoscevo
ah sì, per quel motivo lì
Ma che voleva, ma che aveva?
Dice
Vedo bene che pur voi la siete su questa legnaccia
Atanaldo: Ma di certo!
Lui: A che si deve il tuo strabordar l'onde?
Atanaldo: Al vuoto, eccolo che incombe. Tutto m'inaridisce quest'ansia di vanità.
Freddo e scomodo è lo scranno su cui indegnamente siedo.
Ma che, dunque?
Perché ti muovi, tu?
Lui: Lunga di gran lingua è la storia, hai forse del tempo?