venerdì 30 settembre 2011

Quando la roba rende

Il soffitto non pende
l'affitto si arrende
il bucato si stende
e non stiri le tende.

Ma però peccato sia che non avrebbe così!

Perché se rompi lo schema e mischi i colori
i tepori e gli ardori e gli ardenti carboni
e i tizzoni e i minchioni e sti cazzoni stronzi
cosa rimane se non termini sbronzi d'accidia?
L'invidia per non avere nel sangue la fiamma
che mi condanna a scrivere testi rimati
spezzati in candidi versi, m'ha spinto a questo
nessun testo onesto, tutto sognato e buttato
un conato senza stile né fine o inizio o dignità.

Se l'alfa diventa omega, dove finisce il verbo?

La prosa metrica non è la chiave estetica
per la rilettura della seguente figura: ah!
Anacoluto dal forte ma storte e piovuto.
I martiri bianchi dall'alto dei banchi
fan cenno: son stanchi, e privi di senno.
È un'evoluzione del chi va là, suzione oplà.
Ma la rima complessa figura repressa
tortura di prima badessa del clima: eh!
L'ha detto e non vuole, dov'è che duole
poi sgratta le suole e nel ghetto le aiuole.
Smatta con tutti e gioca coi putti
compra i carioca e mangia una gatta
siffatta la tratta contratta la pancia
terribile e sgombra che flebile bomba.

domenica 18 settembre 2011

Magari stavolta avevo bisogno io

Difficile! da dire e comprendere
perdere prendere rendere rivendere
Ah! il sospiro del quieto vivere
dell'accorgersi troppo tardi
del fraintendere, del Davvero?
DAVVERO! come Philippe
E dunque queste lettere sparse
a chi giovano?
A me - disse l'alto spirito
Chi sei? Io sono, dovrebbe bastarti.
Bastardi!
Non dirlo.
Taccio.
Non è vero.
E allora?
Taci!

Ballata in La Minore

Senza le scarpe
scrocco due sizze
spengo il telefono
e sono libero.
Studio che passa
e poi mal di testa
ieri la festa
ma son solo qua.
Ora ti guardo
nel mentre che suono
non so chi sono
e non lo saprò.
Saran le quattro
ma senza Nutella
non sei più bella
d'un ciuciarin.
E quest'angoscia
è sempre la stessa
nella domenica
e in ogni dì.
Saran le droghe
sarà la vita
mi sento staccato
da questa realtà.
Un po' dissociato
alquanto alienato
spesso strigliato
da chi lo sa già.
Da chi ha imparato
a vivere bene
da chi non sbaglia
se non per pietà.
Ma io non mi muovo
qui mi hanno messo
e adesso chi ha smesso
con me pagherà.
Sconterà pene
d'inferno glaciale
ogni suo male
punito verrà.
Sono le storie
che narrano ai bimbi
ma i fatti son finti
e nulla accadrà.
In questo buco
d'olezzo mortale
che tra le chiappe
sarebbe metà.

lunedì 12 settembre 2011

Verba non volant, scripta moriuntur

Ingegnere negro coi capelli da cane
o versa forsevice, non rammento
che si dice? La pochezza della tua fede
ti fé perder la speranza, ma io solo
d'aulica ispirazione abbisognava
per scriver coteste frementi nugae
che in noi provocano cotanti cachinni.
Cosa devo aggiungere ancora? Mi par
d'aver giaggiolo esaurito l'argomento
che poi è un iris, ma tu non guardi la tv.
Degenerando vo per la strada e ti dico
necessitiamo adepti, possibilmente
basta ingegneri che ce ne son già troppi.
E mi ballan sulle balle, ma orbene lo sai
che questa è la fine, d'altronde bai bai.

Soliloquio

Come Ginsberg nello specchio osservo i miei guai
constato vizi e paure che non mi abbandoneranno mai
allucinato come un leone quel giorno in camera mia
urlo e telefono a un amico c'è un razzo che mi porterà via
è in un supermercato lo so vicino alla mia mamma
ai miei maestri ai miei corruttori costruttori di questo dramma.

venerdì 9 settembre 2011

Nella polvere

Avrei potuto, avrei dovuto, ho temuto e perduto
a lungo ho taciuto e per quanto ancora sarò muto.
Diffidente per sempre, fulgente nel buio tremore
ardente nella fragile mente, ma chiuso nel torpore.
Io sono mio e di Dio, e mentre la trama si sfilaccia
l'ordito è ormai esaurito, e ancora cado di faccia.