lunedì 24 ottobre 2011

Tra Dedalo e Icaro

Ognuno ha il suo dolore, ognuno conosce solo il proprio
e per quanto insignificante, minuscolo, stupido
anche il mio fa un male cane, non biasimarmi.

Nessun problema

Senza desideri non ci sono delusioni
Se tutto è noia, non c'è posto per il dolore
Il pendolo è fermo: chi vince ora, Arturo?
Rassegnazione, dolce come il miglior veleno
Ci saranno sempre i nostri paradisi artificiali
Chi ha bisogno di essere appagato?
E se ogni tanto farà capolino una vita schifosa
Allora ripetermo insieme:
nessun problema, va tutto bene.

martedì 4 ottobre 2011

Senza titolo


Sono brutto. Terribilmente brutto. Irreparabilmente brutto. Non ho mai avuto una ragazza, non ho mai baciato nessuna, non ho mai fatto sesso. Non è che mi sono accorto solo adesso di essere brutto, è che non ho mai dato la giusta importanza a questo orribile dettaglio. Ma cominciamo dall’inizio.

Cominciamo da questo schifosissimo diario. Una roba da donne. E invece io, fino a prova contraria uomo, sono qui che scrivo questo schifo di diario. Non tanto per un desiderio di tramandare a qualcuno i miei pensieri, sempre che si possa parlare di pensieri veri e propri, quanto per permettere al mio ego di vergognarsi profondamente una volta che, ormai vecchio [sempre che ci arrivo si intende], rileggerò questo schifo.

Ho 22 anni, sono uomo, sono alto, ma sono brutto. Ho le orecchie a sventola, il naso grosso, la fronte ampia, pochi capelli per di più rossi, un culo grosso come una casa, due cosce da Mister Muscolo e per il resto sono magro come un chiodo.

Mi professo intelligente e generoso, giusto per darmi aria e far credere agli altri che lo sia. Ma, in realtà, sono uno stronzo. Un brutto stronzo, per di più.

Ripeto, eccomi qui con questo diario da donne, questo diario da mentecatti, a scrivere cose da mentecatti in uno stile da mentecatti.

Patetico.

Tu mi dici patetico? E come ti permetti, lurido sporco foglio bianco che non disponi di vita propria se non quando io scrivo questa enorme ed inutile quantità di parole a caso, senza pensare, senza un nesso logico tranne il fatto che sono brutto.

Sei brutto.

E allora? Lo so che sono brutto, non c’è bisogno che me lo dici. Ogni minuto lo penso, ogni volta che mi guardo allo specchio, ogni volta che guardo una ragazza sperando che si accorga di me, pur sapendo che il suo unico pensiero sarà ommioddiocheschifodipersona e sapendo, ancora peggio, che avrà avuto ragione. Uno schifo. Come uno schifoso è colui che ha inventato gli specchi. Proprio oggi voglio iniziare questo diario da donne con un’azione eclatante, davvero eclatante.

VOGLIO ROMPERE LO SPECCHIO.

Sono sette anni di sfiga, dicono. Solo sette ore se invece non sposto i cocci.

Ma tanto è 22 anni che sei sfigato, rompere lo specchio non ti servirà a niente.

Lo sai che hai ragione? È 22 anni che sono sfigato, perchè sono brutto. E sai che ti dico? Che lo specchio non lo rompo in mille pezzi, ma in duemila, tremila, e poi i cocci non li lascio stare, li trascino in mezzo alla stanza, li dispongo per tutta casa, mi tolgo le scarpe e le calze e cammino per casa, vedendo il sangue uscire dai piedi, vedendo il lurido sangue di uno sfigato colare copioso sul pavimento in parquet, impiastricciandolo di rivoli rossoscuro. Allora lo faccio. Rompo il vetro.







Fatto?

L’ho fatto. Ho fatto tutto quello che ho scritto sopra, e molto di più. Ho tirato un pugno bello grosso con la mia mano DESTRA, e il vetro ha fatto CRASH. CRASH è il suono del mio piacere, un brivido lungo la schiena che mi prende, mi inebria, mi soddisfa totalmente. CRASH è il suono della libertà, del non vedere più la mia orrenda faccia da storpio su quel dannato specchio, CRASH è il suono della vita. Alla fine ha fatto CRASH anche la mia mano DESTRA quando ho preso un grosso pezzo di vetro rotto e l’ho strisciato sul palmo, e il sangue, [ il sangue? Oh sorgente di amore  di dolore di passione ] il sangue che scendeva piano piano prima a gocce poi a fiumi e la fasciatura che diventa rossa e la mia faccia che non si vede più e i cocci per terra e i piedi nudi, ohhhh che bello che male che bello il male.

lunedì 3 ottobre 2011

L'attimo eterno: dichiarazione d'intenti

Pianifico in versi un'idea in prosa.
Una cosa che vorrei non fosse odiosa,
come la tosse che ora mi affligge.
Sappia chi legge che il racconto breve
deve restringere il tempo della narrazione.
Sì, è una nozione. E qual'è il suo destino?
Il mio intestino. Il luogo: Spiacente, dottore.
Un orrore abortito da mal partito.
Voglio dilatare il tempo senza romperlo
e poi torcerlo e arrampicarmi intorno
fino all'ultimo giorno, anche solo cinque minuti
magari muti, ma di certo vissuti.

sabato 1 ottobre 2011

Non ci sei mai

Cammino da bravo bambino
cerco il panino nel cestino
ma trovo solo un me stesso marcio.
E allora straccio la tua mano
non m'importa il danno umano
come fanno a sopportarti?