venerdì 22 luglio 2011

CHI SONO, DOVREI DIRE

Con lo sguardo fisso
su questo sole di mezzanotte
mi chiedo che ora sia
e se sia veramente importante
e vitale dirtelo, lettore,
se non sia invece solamente
un'altra limitazione per lo spirito.

Ricordo che quando ho iniziato
a scrivere volevo rendere
ciò che sento e mi tormenta
un'opera d'arte e fare poesia
ora mi rendo conto che qui
non c'è più poesia che
in un cesto di pere marce
o in un mucchio di cadaveri.

Perciò tu che leggi
non chiamarmi poeta
né cantore ti prego in realtà
sono solamente uno sconfitto
un disertore della vita vissuta
che qui lancia il suo ultimo
inaspettato e disperato grido
doloroso quanto inutile.

(17/10/08)

lunedì 18 luglio 2011

Passa la tazza

Afferro il manico con l'atteggiamento tipico
di chi è arrivato al momento topico al tropico
del cancro che ha il capricorno sotto chemio:
mi guardo e decido che merito un premio.

mercoledì 13 luglio 2011

Là, banalità

Foglio bianco: sono un santo
non dico parolacce e non le scrivo
mi ricordo poco e sono vivo
righe e altre righe e margherite
i fiori sono belli evviva evviva
ho scaricato il morto dalla stiva.

martedì 12 luglio 2011

Semplicemente annoiato

Ti ricordi com'era?
Passavo le notti a guardarmi le dita dei piedi,
questo semplicemente perché
ero terribilmente annoiato.
Vivo o morto? Annoiato.

domenica 10 luglio 2011

L'analgesico

La componente onirica di questa lirica
decisamente tragica e senza il senso di autocritica
è forte: una di quelle cosiddette chiavi per supposte porte
non basta leggerla, devi capirla
sempre che io abbia il coraggio di finirla
sempre che non pensi ad altro o nulla mi distragga
che tanto lo sappiamo tutti che poi tutto scappa.

Prima strofa introduzione, seconda esposizione
ai raggi cosmici che snaturano il mio essere
e tentano di tessere trame e intrighi troppo umani
i sogni a luce spenta uccidono i sogni a occhi aperti di domani
col mio incedere a tentoni con le mani
troppo timido, troppo ansioso, troppo irascibile, troppo noioso
poco utile, scarsamente duttile, non comunicativo, mai propositivo
negativo, non c'è Roger, non si procede, ma neanche si recede
e allora lede questa strofa l'unità del mio programma
note, tempi, rime, c'è qualcosa che mi inganna
che non ingrana, che non sformaggia e se poi taleggia
succede che è la fine e allora vai: a testate come Zine.

La terza strofa è per la suora
una brutta metafora per dire la chiusura
mentre l'ispirazione si usura e la paura mi riprende
il cuore va veloce e l'affanno del respiro mi sorprende
guardo lo schermo, mi osservo riflesso nel suo nero
e anche se non sembra succede che non sono vero.

sabato 2 luglio 2011

Non puoi mettere i chiodi a rovescio

Ansima nell'umido di questo ventre terreo
tra le messi bionde che danzano al vento,
nella mano stringe un'economica bottiglia
stanotte è troppo stanca per dormire.

Non è rimasto niente neanche le tende
o le tenere macchie di cenere e vino
l'odore persino ormai è già svanito
distribuito in giorni tutti uguali.

L'amaro ricordo di filosofeggianti dialoghi
come novelli diadochi a spartirsi i cadaveri
di un secolo brillante di muffa incrostata
tostata nel forno delle ideologie annoiate.