Non ricresce l'erba dove getti il sale
e se la ferita aperta brucia per la fiamma
la voce ovattata dell'arto ditato in ferro
risuonerà più forte tra i muri del cranio.
Erigerà portoni scuri con gran batacchi
enormi pesanti maniglie d'azoto liquido;
penserai serrata mi sono e non mi apro
più, canterai il grido del dolore di Bambi;
d'altra parte poi i colli e le bocche aperte:
stupore e stupefacenti eucaristie criminali
dove cade la testa sotto il peso dei barattoli.
Non c'è più nessuno rimasto in piedi ora,
che siano scappati per lo stile asiano usato:
rimira l'atticista piano piano che sei diventato.
venerdì 23 dicembre 2016
venerdì 4 novembre 2016
NESCIO
Dov'è la mia paria?
Eccolo, mentre mente al vento
lo puoi vedere, puoi toccarlo.
È una tastiera sotto i tuoi diti
non i tuoi diti sulla tastiera:
ecce aliquid!
Eccolo, mentre mente al vento
lo puoi vedere, puoi toccarlo.
È una tastiera sotto i tuoi diti
non i tuoi diti sulla tastiera:
ecce aliquid!
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2016,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
EVELINA, ovvero la contaminazione
e un'acqua, prego", concluse.
Con quel suo fare scorretto aveva
messo più volte nei guai se stesso: aveva
visto giusto di nuovo, e di nuovo si era sentito
come nuovo, come un uovo giusto schiuso;
e si percepiva gemella di Eleno: a lui
sputata, sulle labbra dal sole.
Con quel suo fare scorretto aveva
messo più volte nei guai se stesso: aveva
visto giusto di nuovo, e di nuovo si era sentito
come nuovo, come un uovo giusto schiuso;
e si percepiva gemella di Eleno: a lui
sputata, sulle labbra dal sole.
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Frammenti,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
martedì 6 settembre 2016
CARVE DI LOLO, ovvero Mettere le pietre sopra le cose
Sì, sono finte; sono di cartongesso.
Cosa ti devo dire: allora non sono io?
Sono io, mi apri? Piove qui fuori.
Cosa ti devo dire: allora non sono io?
Sono io, mi apri? Piove qui fuori.
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Frammenti,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
giovedì 1 settembre 2016
HAI RAGIONE
È tutto inganno; è tutto illusione.
Mi hanno sintetizzato: sono
un prodotto di laboratorio.
Credi ma ti sbagli: ti sbagli.
Mi hanno sintetizzato: sono
un prodotto di laboratorio.
Credi ma ti sbagli: ti sbagli.
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Giacomo Di Cesare,
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sabato 20 agosto 2016
Fiumi (ai quali si può scendere)
Hai trovato l'argine pietroso
per la riva destra e perciò
hai supposto la piaggia stessa
pietrosa.
Hai poi sbirciato le acque
oltre il greto e lasciato lo sguardo
vagare e rimbalzare tra le
sponde?
Riva sinistra chi mai ti toccherà!,
giacché pochi sanno camminare
sui sassi e i vetri acuminati
scalzi.
per la riva destra e perciò
hai supposto la piaggia stessa
pietrosa.
Hai poi sbirciato le acque
oltre il greto e lasciato lo sguardo
vagare e rimbalzare tra le
sponde?
Riva sinistra chi mai ti toccherà!,
giacché pochi sanno camminare
sui sassi e i vetri acuminati
scalzi.
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Giacomo Di Cesare,
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domenica 14 agosto 2016
AVEVO
Appunti morfologici come precisazioni
scandiscono il ritmo dei miei respiri.
Regolazioni cronotattiche come questa
svelano le verità nascoste dentro me.
scandiscono il ritmo dei miei respiri.
Regolazioni cronotattiche come questa
svelano le verità nascoste dentro me.
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Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
DECOMPRENSIONE (ovvero Le scimmie cloroformizzate)
Smonta il senso col cacciavite,
ruota la ruota, ma tieni da parte i chiodi
che poi si riutilizzano.
Uso gli occhi come si conviene
e sbaglio le parole dopo Bene;
qualcuno sviene ma non sente nessuno.
Gli hanno staccato anche il telefono
e mentre altri parlano con metodo
pensa crudele a un cielo sangue e miele.
ruota la ruota, ma tieni da parte i chiodi
che poi si riutilizzano.
Uso gli occhi come si conviene
e sbaglio le parole dopo Bene;
qualcuno sviene ma non sente nessuno.
Gli hanno staccato anche il telefono
e mentre altri parlano con metodo
pensa crudele a un cielo sangue e miele.
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Giacomo Di Cesare,
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venerdì 29 luglio 2016
La mia droga si chiama tu
Tu, essenzialmente tu.
Solo solo tu, sempre tu.
Tu.
Solo solo tu, sempre tu.
Tu.
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Giacomo Di Cesare,
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mercoledì 27 luglio 2016
LIBEREZ NOS CAMARADES (ovvero Depaver la rue - Come essere fuoriluogo in ogni luogo)
Mi hai lasciato ad ammazzarmi
spiando nascosta dietro la finestra
lo specchio dei miei riflessi.
Inevitabili questioni sbucano
violacee dai buchi nella neve
come i fiorellini del Nuovo Sentiero.
Non mi hanno dato l'Ephemerol
eppure sono sensibile lo stesso,
comunque inadatto e complesso.
spiando nascosta dietro la finestra
lo specchio dei miei riflessi.
Inevitabili questioni sbucano
violacee dai buchi nella neve
come i fiorellini del Nuovo Sentiero.
Non mi hanno dato l'Ephemerol
eppure sono sensibile lo stesso,
comunque inadatto e complesso.
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Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
domenica 24 luglio 2016
I PIEDI NEI MOCASSINI DI UN ALTRO (ovvero Come ignorare i consigli)
Non ce li mettere
non fare la prova
è inutile;
non porto le scarpe
per evitarti
non immedesimarti
perché non mi troverai.
non fare la prova
è inutile;
non porto le scarpe
per evitarti
non immedesimarti
perché non mi troverai.
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2016,
Frammenti,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
sabato 23 luglio 2016
Le due facce di Hawthorne (ovvero Ti ho scritto su marjioska)
Esco dalla convalescenza con un corpo nuovo
mi riscopro sintetizzato fuori da anestetiche antitesi
e non mi sono perso nulla, se non noia e dolore
e non ho guadagnato nulla tranne coscienza.
Rido di nuovo, da qualche tempo, e penso di più,
recupero i temi e i vocaboli, e sono io dentro di me
e il pilota automatico è sempre più sovente assente,
eppure incombe ancora e ho paura, lo temo e
credo mi agguanterà di nuovo: guardami i bracci.
mi riscopro sintetizzato fuori da anestetiche antitesi
e non mi sono perso nulla, se non noia e dolore
e non ho guadagnato nulla tranne coscienza.
Rido di nuovo, da qualche tempo, e penso di più,
recupero i temi e i vocaboli, e sono io dentro di me
e il pilota automatico è sempre più sovente assente,
eppure incombe ancora e ho paura, lo temo e
credo mi agguanterà di nuovo: guardami i bracci.
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d'occasione,
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Giacomo Di Cesare,
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mercoledì 20 luglio 2016
Appunto a Coincidenze
Guardo avanti a me la mia ombra sull'asfalto
sbuco dalle vaste vesti che mi ostino a portare
sbuco dalle sostanze che mi sono infiltrato
ondeggio come un latah con gli alberi al vento.
Cosa si può volere da me?
Forse che non sono abbastanza mal messo?
E se fosse solo un gioco, m'illudo lo stesso
dacché non so che sperare, in quanto è dolce
tornare indietro, ma non per farsi maltrattare.
Per prendere la rincorsa.
sbuco dalle vaste vesti che mi ostino a portare
sbuco dalle sostanze che mi sono infiltrato
ondeggio come un latah con gli alberi al vento.
Cosa si può volere da me?
Forse che non sono abbastanza mal messo?
E se fosse solo un gioco, m'illudo lo stesso
dacché non so che sperare, in quanto è dolce
tornare indietro, ma non per farsi maltrattare.
Per prendere la rincorsa.
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d'occasione,
Giacomo Di Cesare,
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COINCIDENZE (ovvero Era un giovedì mattina)
Dicesti: resteratti il segno, andiamo all'ospitale;
risposi qualcosa di stupido (è certo) e non andammovi.
Di seguitamente rivolserommi altri fiati, come:
presterotti un unguento magico che ti decicatrizzi;
risposi qualcosa di stupido (è certo) e non diederommela.
E poi, per altri motivi, ma non così distanti -
fors'anzi più stretti e legati che mai vi fosse sì forte amplesso
- da imprevisti sentii profetico: un giorno ti spoglierai;
risposi qualcosa di stupido (è certo) e non avverossi.
Oggi mi sono rivelato senza segni, com'era prevedibile,
e subito frustommi la musa, poi appena accesso:
la coincidenza. Amante ma sospettoso nei loro confronti,
cosciente della direzione che le ambiguità percorrono
e dei miei polli e delle loro fottutissime mascherine, sto.
Dicevasi: libera interpretazione.
risposi qualcosa di stupido (è certo) e non andammovi.
Di seguitamente rivolserommi altri fiati, come:
presterotti un unguento magico che ti decicatrizzi;
risposi qualcosa di stupido (è certo) e non diederommela.
E poi, per altri motivi, ma non così distanti -
fors'anzi più stretti e legati che mai vi fosse sì forte amplesso
- da imprevisti sentii profetico: un giorno ti spoglierai;
risposi qualcosa di stupido (è certo) e non avverossi.
Oggi mi sono rivelato senza segni, com'era prevedibile,
e subito frustommi la musa, poi appena accesso:
la coincidenza. Amante ma sospettoso nei loro confronti,
cosciente della direzione che le ambiguità percorrono
e dei miei polli e delle loro fottutissime mascherine, sto.
Dicevasi: libera interpretazione.
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giovedì 14 luglio 2016
PAR CONDICIO
Come la visione periferica distorta
permette il sussulto innocuo che diverte
così un sistema da tempo compromesso
ride su entrambi i lati del tuo manifesto.
permette il sussulto innocuo che diverte
così un sistema da tempo compromesso
ride su entrambi i lati del tuo manifesto.
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venerdì 8 luglio 2016
CHE SOLLAZZATI RIDONO
I miei problemi ed io, noi
ce ne stiamo buoni buoni
in disappunto.
Nell'angolo buio che ti sei dimenticato
anneghiamo nella polvere
più sterili della salsa di soia
raccontiamo le favole della nostra esperienza
ai muri.
ce ne stiamo buoni buoni
in disappunto.
Nell'angolo buio che ti sei dimenticato
anneghiamo nella polvere
più sterili della salsa di soia
raccontiamo le favole della nostra esperienza
ai muri.
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Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
domenica 12 giugno 2016
Agopuntura
La vita è un'agopuntura
lo dice la penevisione
e lei ha sempre cagione
crava tv, colto brava!
lo dice la penevisione
e lei ha sempre cagione
crava tv, colto brava!
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2016,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
sabato 4 giugno 2016
Sassolini
Niente è giusto
tutto sbagliato
da rifare
da fare meglio
da fare prima
da fare in un altro modo;
il suggerimento arriva sempre dopo
senno provvidenziale
riesumato dalle fosse
serve a fare marcire le cose
ma soprattutto me.
tutto sbagliato
da rifare
da fare meglio
da fare prima
da fare in un altro modo;
il suggerimento arriva sempre dopo
senno provvidenziale
riesumato dalle fosse
serve a fare marcire le cose
ma soprattutto me.
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2016,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
giovedì 2 giugno 2016
L'ATTESA (ovvero IL CUORE DI SOPTAYYUYYO)
Alla fermata dell'autobus sta un uomo calmo;
resta in piedi, poi si siede trovandosi affianco
sconosciuti coi vestiti e mascherati di bianco.
Uno di loro alza la mano e S. legge sul palmo:
"Non agitarti, è tutto prestabilito: solo godi."
Ma già lo sapeva S., che conosce quei modi,
disse Non mi avrai, mare su cui volano le navi!
E intanto però balneava con gli altri schiavi.
Contava e ricontava i minuti e i passeggeri
l'uomo a sinistra di S., e li appuntava in nero
distingueva con solerzia tra certi falsi o veri.
Passavano gli autobus, passa l'anno intero
e poi la vita e anche la morte e i soli e i cieli
rimane S., aspetta il suo autobus per il cimitero.
resta in piedi, poi si siede trovandosi affianco
sconosciuti coi vestiti e mascherati di bianco.
Uno di loro alza la mano e S. legge sul palmo:
"Non agitarti, è tutto prestabilito: solo godi."
Ma già lo sapeva S., che conosce quei modi,
disse Non mi avrai, mare su cui volano le navi!
E intanto però balneava con gli altri schiavi.
Contava e ricontava i minuti e i passeggeri
l'uomo a sinistra di S., e li appuntava in nero
distingueva con solerzia tra certi falsi o veri.
Passavano gli autobus, passa l'anno intero
e poi la vita e anche la morte e i soli e i cieli
rimane S., aspetta il suo autobus per il cimitero.
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2016,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
lunedì 16 maggio 2016
IL DEUTERONOMIO SCOMPARSO (PRO SEQUZIO, o Un'avventura per Soptayyuyyo)
Come sa bene chiunque: da raccontare
ce n'è sempre un mare, tanto che non sempre
conviene adempiere al compito per intero.
Ma parlando sul serio: dove giaceva il volume?
Nel putridume; subito risolto il mistero.
Non era per S. una questione di principio
accadeva, capitava, succedeva come un re
o un papa a chi precede con tardo passo.
E lasso ne sfogliava le pagine senza allegria
piuttosto prudevangli gli occhi e grattavasi
il naso - pensava: alla lunga si formerebbe
un plateau. E allora cerca e trova rispettoso
delle regole; si spruzza quando vuole respirare.
Non gli rimane che aspettare e aspettare.
ce n'è sempre un mare, tanto che non sempre
conviene adempiere al compito per intero.
Ma parlando sul serio: dove giaceva il volume?
Nel putridume; subito risolto il mistero.
Non era per S. una questione di principio
accadeva, capitava, succedeva come un re
o un papa a chi precede con tardo passo.
E lasso ne sfogliava le pagine senza allegria
piuttosto prudevangli gli occhi e grattavasi
il naso - pensava: alla lunga si formerebbe
un plateau. E allora cerca e trova rispettoso
delle regole; si spruzza quando vuole respirare.
Non gli rimane che aspettare e aspettare.
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2016,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
giovedì 5 maggio 2016
ANSIMANTE IRREGOLARE (SOPTAYYUYYO, o L'inizio della saga)
L'avventura di S. - così chiamato per comodità
da parenti e amici e serprenti e ladri di bici -
era cominciata come tutte le avventure: un giorno,
da qualche parte, per quel certo qual motivo: nessuno.
Era costui uno dei cosiddetti affetti d'asma, e girava
per ciò sempre armato di quel famoso spruzzino -
cilindri cavi incastrati col boccaglio, per spararsi
in bocca, e poi sparsi qualche spicciolo in tasca e in mano
nient'altro che buchi, germi gravidi di conseguenze.
Ma le incompetenze di quei bastardi anonimi e turchesi
con gli occhi iniettati di odio ed il naso alla Brücke.
Ma le lasagne che la mamma di Pascoli non aveva
mangiato, ma il tristo diniego riguardo allo spago
ci fece tornare alla genesi: il Deuteronomio scomparso.
da parenti e amici e serprenti e ladri di bici -
era cominciata come tutte le avventure: un giorno,
da qualche parte, per quel certo qual motivo: nessuno.
Era costui uno dei cosiddetti affetti d'asma, e girava
per ciò sempre armato di quel famoso spruzzino -
cilindri cavi incastrati col boccaglio, per spararsi
in bocca, e poi sparsi qualche spicciolo in tasca e in mano
nient'altro che buchi, germi gravidi di conseguenze.
Ma le incompetenze di quei bastardi anonimi e turchesi
con gli occhi iniettati di odio ed il naso alla Brücke.
Ma le lasagne che la mamma di Pascoli non aveva
mangiato, ma il tristo diniego riguardo allo spago
ci fece tornare alla genesi: il Deuteronomio scomparso.
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2016,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
giovedì 28 aprile 2016
FEMME FATALE MONSTRUM ovvero Come dare titoli fuorvianti
Ecco cosa sei per me
un mostro
ma non fraintedere
dico mostro e penso
monstrum, penso
all'orrendo miracolo
l'orrore della potenza
la timorosa reverenza
di avvenimenti non replicabili.
Ma soffio via la cenere
come prescrive Salvatore
e libero il piede dalle catene
e dai ritmi imposti,
e assaporo vino angelicato
sul terrazzo o sotto un porticato,
sono un cane appeso al fato.
un mostro
ma non fraintedere
dico mostro e penso
monstrum, penso
all'orrendo miracolo
l'orrore della potenza
la timorosa reverenza
di avvenimenti non replicabili.
Ma soffio via la cenere
come prescrive Salvatore
e libero il piede dalle catene
e dai ritmi imposti,
e assaporo vino angelicato
sul terrazzo o sotto un porticato,
sono un cane appeso al fato.
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2016,
Frammenti,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
venerdì 22 aprile 2016
Ode su di un pasticcio di carne andato a male
Come una filastrocca cantata dalla cetra in fondo alla sala
come un'immagine del Cristo incrociato sulla pala
come un ricordo triste di una tigre del Bengala
come una similitudine che non era troppo chiara
come un termine a suo agio nel grigio della ghiaia
come un'assonanza che pretende d'essere rimata
come un Trono nella gerarchia angelicata
come una frase accorciata
come diceva quel tizio in quel libro quando parlava del Samsara
"Come si attraversa il deserto del Sahara?"
Come una risposta che suona insincera
come qualcuno che sapeva ma non diceva
come un contatto che non avveniva
come una barca tra i flutti: alla deriva
come una scaglia di seta riveste i muri della cantina
come un labbro latore di prezzo e di stima
come un fabbro fautore di mali alla schiena
come uno sciame allertato forma una schiera
come un orso si avvicina per mangiare stasera
come tutti pretende la cena.
come un'immagine del Cristo incrociato sulla pala
come un ricordo triste di una tigre del Bengala
come una similitudine che non era troppo chiara
come un termine a suo agio nel grigio della ghiaia
come un'assonanza che pretende d'essere rimata
come un Trono nella gerarchia angelicata
come una frase accorciata
come diceva quel tizio in quel libro quando parlava del Samsara
"Come si attraversa il deserto del Sahara?"
Come una risposta che suona insincera
come qualcuno che sapeva ma non diceva
come un contatto che non avveniva
come una barca tra i flutti: alla deriva
come una scaglia di seta riveste i muri della cantina
come un labbro latore di prezzo e di stima
come un fabbro fautore di mali alla schiena
come uno sciame allertato forma una schiera
come un orso si avvicina per mangiare stasera
come tutti pretende la cena.
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2016,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
mercoledì 13 aprile 2016
IN EDITU
Tra il glicine odoroso
e le spezie profumate
vedi squartare Mezio.
Ecco il destino atteso,
le spoglie dissacrate,
per i traditori, Fufezio.
Tocca al corpo diviso
ammonire altre fiate,
ricomporre lo screzio.
e le spezie profumate
vedi squartare Mezio.
Ecco il destino atteso,
le spoglie dissacrate,
per i traditori, Fufezio.
Tocca al corpo diviso
ammonire altre fiate,
ricomporre lo screzio.
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Frammenti,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
martedì 29 marzo 2016
DEL RIVALUTARE
Non si può dire ho sbagliato del tutto
qualcosa era giusto, l'occhio sapeva
il coltello giaceva, la mandria rideva
cos'altro poteva farsi? Poi si pensa
ma in fondo, senza immedesimazione
con duro pugno e anzi convinzione.
No!, non c'è!, una più felice di te!
qualcosa era giusto, l'occhio sapeva
il coltello giaceva, la mandria rideva
cos'altro poteva farsi? Poi si pensa
ma in fondo, senza immedesimazione
con duro pugno e anzi convinzione.
No!, non c'è!, una più felice di te!
mercoledì 23 marzo 2016
DISSODORI
"Inutile cercare parole migliori!"
Sentenza immotivata, a che giovi?
Scagliata ripiovi e non rinunci:
riprovi gli annunci della pubblicità
e pronunci la realtà senza pudore
ed è viltà e dissodore.
Sentenza immotivata, a che giovi?
Scagliata ripiovi e non rinunci:
riprovi gli annunci della pubblicità
e pronunci la realtà senza pudore
ed è viltà e dissodore.
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2016,
Frammenti,
Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
giovedì 17 marzo 2016
IUTURNALES DIES (Giuturnale)
Sine leta Linfa sine mihi
salutis roborisque procellis
emptionemque et exitum.
Longe itinere hic perveni
praemium tuum sine dubio.
Modo vis voluero aliquo.
Inopiaque aquae coercente
tempora solve ac focila.
Elige tum rerum novarum
aberrationumve et satum
atenim aborigena reanima.
salutis roborisque procellis
emptionemque et exitum.
Longe itinere hic perveni
praemium tuum sine dubio.
Modo vis voluero aliquo.
Inopiaque aquae coercente
tempora solve ac focila.
Elige tum rerum novarum
aberrationumve et satum
atenim aborigena reanima.
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martedì 8 marzo 2016
PARENTETICA: Introduzione
Inserita; pulito.
Controllo le colate: scomparse.
Controllo i movimenti: scomparsi.
Controllo i cassetti: scomparti.
Non ci riuscirai. Mai.
Controllo le colate: scomparse.
Controllo i movimenti: scomparsi.
Controllo i cassetti: scomparti.
Non ci riuscirai. Mai.
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Giacomo Di Cesare,
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mercoledì 2 marzo 2016
Le renne di Poi
Poi era un grande cacciatore;
Augh!, grande cacciatore - gli dicevo
chaque matin davanti al fuoco.
Augh!, grande cacciatore - gli dicevo
chaque matin davanti al fuoco.
La continuazione del prima rispetto al dopo (IL SENNO DI POI)
Corrette traduzioni di scorretti periodi
e furti di fonemi e i neonati sgretolati
dal prototipo fenomenico della culla
Coretti rivoluzionari la sconvolgono
scuoti la culla, grida il demo incontrollato
incerottato, esce tremando: tremendo.
Fremendo quasi foglia, conobbe l'estasi.
Invernale percossa, quasi frainteso - tende
in compagnia l'arco. Dov'era finito?
Correte, tutte le volte potevamo chiamarlo
dicevamo che le note aspre sono degne
d'essere salvate; dichiaro ergo controbatto.
e furti di fonemi e i neonati sgretolati
dal prototipo fenomenico della culla
Coretti rivoluzionari la sconvolgono
scuoti la culla, grida il demo incontrollato
incerottato, esce tremando: tremendo.
Fremendo quasi foglia, conobbe l'estasi.
Invernale percossa, quasi frainteso - tende
in compagnia l'arco. Dov'era finito?
Correte, tutte le volte potevamo chiamarlo
dicevamo che le note aspre sono degne
d'essere salvate; dichiaro ergo controbatto.
(juta)
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Giacomo Di Cesare,
Non - poesia
sabato 23 gennaio 2016
QUESTIONI
Prolusio: la mente che inganna
e il torbido ossesso e il turbinio
fragoroso dei pensieri che cozzano;
Incipit: dapprincipio ripenso che
probabilmente mi vuoi male, nam
mi fornisci materiale elucubrativo
della più cupa e angusta insonnia;
Item: dell'ignoranza di certuni
(soggetti - non ho potuto esimermi)
su cuore ammantare e ilarità
e di cert'altri personaggi ambigui
che mi popolano abusivamente;
Deinde: di talune situazioni filmiche
disperate salvate dal mistero e
della loro utilità e piacevolezza;
Denique: è un anno che te lo dico,
ma devi farci rimproverare dal tuo
vecchio/babbino per capirlo: leggi!
Tandem: isocopuli e prole, spinosa
ma da affrontare, passivamente
per me, voglio sentire pareri sparsi;
Explicit.
e il torbido ossesso e il turbinio
fragoroso dei pensieri che cozzano;
Incipit: dapprincipio ripenso che
probabilmente mi vuoi male, nam
mi fornisci materiale elucubrativo
della più cupa e angusta insonnia;
Item: dell'ignoranza di certuni
(soggetti - non ho potuto esimermi)
su cuore ammantare e ilarità
e di cert'altri personaggi ambigui
che mi popolano abusivamente;
Deinde: di talune situazioni filmiche
disperate salvate dal mistero e
della loro utilità e piacevolezza;
Denique: è un anno che te lo dico,
ma devi farci rimproverare dal tuo
vecchio/babbino per capirlo: leggi!
Tandem: isocopuli e prole, spinosa
ma da affrontare, passivamente
per me, voglio sentire pareri sparsi;
Explicit.
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Giacomo Di Cesare,
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