domenica 27 maggio 2012

Domenica di Pentecoste, mattina

Un signore in abito nero s'avvicina
M'indica l'alba e fugge
Prendo la fotografia e la scruto con attenzione
Sono dentro una fotografia, l'ascensore sale, l'ascensore scende
Le pareti sono cosparse di me, l'uomo torna e mi assaggia
Servitelo! - mi caricano su un vassoio
Cioccolato per farmi Nouvelle, mi truccano
Chiedo di poter avere una mela in bocca
La sala è luminosa, gialla, con grandi tende strappate
Occhi mi fissano, capelli mi fissano, orecchie mi fissano
Ho sentito dire che molte orecchie non captano
Mi afferrano gli arti con i tentacoli unti
Il grasso degli infanti prodigio cola copioso sul loro grembo
Non sento dolore, nessun dolore, non sento niente, nessun dolore
Mentre mi gustano facciamo conversazione
Capisco che è ora di togliere il disturbo - Bella giornata oggi, vero?
Non parlo del tempo con gli sconosciuti, non ho tempo
Un unguento anche per me, poi lo strigile e un paio di stivali
Esco zoppicando dal Mattatoio
Una donna in maschera balla in mezzo alla strada, è nuda
Orrenda, disgustosa, affonda nel suo ventre un frammento di bottiglia
Mi guarda disperata, accorro, mi taglia la gola
Mi guarda disperata, resto immobile, la guardo morire
Sento la sua vita che scivola sul selciato, in vista della chiesa
Corre verso il sagrato per ricongiungersi al logos, ma il tombino la ferma
Insidie sparse e mutevoli, non sanno di fogna, ma brillano e profumano
E i topi sono amici e camerieri ben vestiti
E il veleno industriale è vino rosso o whisky invecchiato
Chiamo il Sole, ci facciamo due risate pensiando ai vecchi tempi
Poi siamo seri, la Luna è morta - Davvero, quando?
Poco fa: si è squarciata il ventre con del vetro infetto - svengo
Disinfetto, taglio, cauterizzo, cucio
Che lavoro fai? L'infibulatore
Scaccio il re e dormo con la regina, un cavallo mi sodomizza
Il re sale sulla torre e si uccide
Che faremo ora? Scrivo a casa: mi sono offerto
Steso su una pietra gelida, mio padre mi guarda col gladio in mano
Il Padre scherza, ma io muoio comunque, i miei visceri sull'erba
Dormo e sogno di essere un fiore
Una pecora si avvicina e mi mangia
Una bimba si avvicina e mi raccoglie
Io mi avvicino e mi calpesto, incurante, in preda a me stesso
Che animale sono? - rantolo nel buio della mia ignoranza
Un fazzoletto sporco mi copre, mia madre che mi rimbocca le coperte
Ho caldo, è notte fonda, sono calvo
Le carni flaccide, la barba bianca: devo mingere di nuovo
Mi alzo ma cado
Mi rialzo, una donna con voce stanca - va tutto bene?
L'ho vista morire e mi ama, chissà da quanti anni
Ma non ho più tempo, il pranzo è in tavola
Il corpo del Figlio è lavato nel vino, la colomba mi mostra la strada
Gettati nel fuoco e saprai - non esito
Gettati nel fuoco e sarai - non esito
Gettati nel fuoco - non esisto più.

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