martedì 22 ottobre 2019

AUTODAFE

Mi lascio trascinare
da questo verso sciolto
svuoto la mia testa
per lasciare spazio al resto
e presto l'universo mondo
entra dall'orecchio
ma mi schifa così tanto
che lo sbratto dentro a un secchio
lo sostituisco in fretta:
sono un ingegnere
modifico triplette
con pratiche eugenetiche
risparmio solamente
quei concetti siamesi
che mi guardano storto.

Solo con i loro sguardi
parlano sommessi
non vogliono nient'altro
non ho nulla da offrire;
ritrovo
nelle tasche della sera
poeti putrefatti
conservati nella cera
e ancora mi ricordo
come fosse ieri
i giorni che appassivano
e le foglie che aggiornavano i colori
uno dopo l'altro
come perduti amori
dispersi nello spaziotempo.

Gridano qualcosa
dall'alto del mio pozzo:
parole incomprensibili
dal suono familiare;
è un ordine preciso
dei fonemi concordati
urla lancinanti
che mi impongono di agire:
rivesto le pareti
con la tua carta a fiori
apro le finestre
che son varchi nei muri,
ammucchio tutti i mobili
per il mio atto di fede
chi è che non ci crede?

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