Pronunce germanofone di errate grammatiche
mi trasportano tra odi che odo ogni istante
non v'è requie per i poveri padoglioni miei
più fila che in Giappone, ecco cosa ti propone.
La grazia che inframezza questa mite fermezza
richiama quiete insonnie di cui non godo più
come cantate e ballatelle sepolte in biblioteca
tra i rumorofoni e i bagatti di pane e circensi.
Strane sensazioni di non essere traboccano
si trasformano e trasfigurano e poi giurano:
noi non ci eravamo addormentate in piedi.
Facile credere a un equino se dice acri parole
ettari di fiato sprecato piangono angolati
in silenzio ripetono un mantra mai smussato.