Lì, seduta solitaria
ascose un qualché sotto il terreno
sottile, che suonava cavo
come nell'estate fredda dei morti.
Io come potevo pretendere d'essere
ammesso ai suoi segreti
magici coi quali forgiava la realtà
in modi sopraffini?
Sicuro del mio sguardo
taccio immobile non lungi ma
abbastanza distante per non capire
realmente cosa stia accadendo
e senza speranze mi arrendo.
Nessun commento:
Posta un commento