giovedì 11 novembre 2010

C'era una volta il cibo

Stasera siamo messi male, mancano le cose, mancano le persone, mancano le idee, manca tutto. E allora perché sto maledetto cervello non si spegne? Perché mi serve mezzo litro di whisky e un sapore di polistirolo marcio in bocca per riuscire a non pensare? Oggi, girando su internet per comprare i libri dell'università, ho scoperto che scrivendo recensioni su uno di quei siti, poi si possono ottenere sconti sui prodotti. Suppongo però che non vogliano viaggi ipermnesici, quindi non so se sono adatto a ciò. Non so se sono adatto. È inutile cercare di restringere il campo delle mie incertezze, continueranno a essere sempre troppe e a impedirmi di impormi su me stesso lasciandomi in questo limbo decisionale in cui prima o poi annegherò. Nel limbo si affoga? Prendetelo per buono. Parlate solo quando c'è da criticare. Bravi, i miei più sentiti complimenti. E anche quelli meno, che se no, porelli, stan sempre lì a fare nulla e si annoiano più di noi. Il problema sarebbe se si mettessero a pensare. Ve lo immaginate? Un complimento poco sentito che si mette a speculare su una cosa qualsiasi. Non voglio sapere cosa ne viene fuori. La quintessenza della depressione più nera. Mi sono distratto, non mi ricordo più di cosa stessi parlando e non mi va di rileggere, perciò si prosegue. Sempre avanti con la Tre. Anche col Duce era così, se non sbaglio. Ci stanno forse plagiando? Oh che modo comodo che ho trovato per scrivere. No, beh, mi sento un pochino portatore di handicap, però non posso dire che sia scomodo. Scomodo mentalmente, ecco. L'anno scorso il professore di Storia Medievale, in amicizia Kit Carson, ogni due parole ne diceva una tutta biascicata, poi aggiungeva un Ecco particolarmente enfatico e tirava un sospiro da polmone incatramato che faceva tremare l'aula. Però bravo, non c'è che dire, ha anche stretti rapporti con i medievisti della Sorbona, che secondo un mio amico si chiama Sulmona, quindi tanto di cappello signor Kit. L'ho fatto ancora, che stavo dicendo? Vedo un Kit all'inizio della riga, ma lo sguardo non va più indietro. Non riesco a capire, sarà per via del fatto che se mi mettessi a riguardare, cancellerei tutto. Come ai vecchi tempi, però scritto un po' meglio. Qualcuno mi ha mandato una mail. Vado a vedere. Volete sbirciare? Prima io, poi eventualmente voi. O più presumibilmente tu. Yahoo! Answers: Hai ricevuto un messaggio da un altro utente! Cosa ci sarà di tanto speciale da mettere tutti sti punti esclamativi, lo sanno solo loro. Ah, è Mostro con le sue solite menate. A voi posso dirlo liberamente, certi giorni non la sopporto perché magari attacca a scrivermi, le rispondo, continuiamo così due, tre volte e poi via, volatilizzata senza dire niente. Almeno un Mettiti il cuore in pace che ho finito di lederti tutto ciò che c'era da ledere. E va beh, prendiamola così com'è. Bene, sono riuscito a resistere alla citazione del trentunesimo articolo della costituzione irlandese. Un articolaccio sulle libertà di stampa e di espressione in generale, mi pare. Non lo so, non ho voglia di controllare. Oh cavolo, adesso pure un sms è arrivato. Vediamo di chi è. Che palle, odio la mia emotività. Non potevano applicarmi una lastra di metallo da qualche parte ed evitarmi tutto questo? No. Eh, me n'ero accorto. Ho risposto, è per questo che non stavo scrivendo. Non stavo scrivendo qui, ma sul cellulare sì, ok, cavolo quanto siete pignoli. Io volevo anche rivelarvi una cosa, però non mi sembra il caso. Io sempre a trattarvi bene e voi sempre malissimo. Venite qui, leggete con scarsa attenzione, mettete una stellina distratta, se proprio siete in giornata mi scrivete due insulti come risposta e ve ne andate. Perché non mi scrivete mai qualcosa di bello corposo? Qualcosa che io possa a mia volta leggere e interiorizzare e fare mio. Non mi pare giusto che io stia qui a svuotarmi e che non ci sia nessuno a riempirmi. Sì, bravi, che bel doppio senso che avete trovato, non ci avevo mica pensato. Ma fatemi il favore. Oh, un altro messaggio di posta elettronica. Ma che è, na persecuzione? Sì, è una persecuzione. Ve lo assicuro. Ho scritto pochissimo, per ora. Non so se e quanto avrò da dire ancora. Sempre che ce l'abbia avuto fino a ora. Di solito quando arrivo a dire queste cose è perché sono quasi alla fine. Proviamo a smentirmi? Lo so che è il vostro sport preferito. Forza non fate i timidi, inforcate gli occhiali da lettura e seguitemi fino al sole. Ricordo che una volta un tizio aveva espresso la sua speranza che tutto ciò fosse frutto di un copia-incolla di qualcun altro e non di un'improvvisazione jazzistica per tastiera e blocco note. Grazie a Dio le tue speranze sono risultate vane, mio caro Tizio. E anche le vostre, signori Caio e Sempronio. Cosa ricaverei dal furto di elucubrazioni? Perché rubare vaneggi altrui quando ci sono i miei a disposizione? Perché domandarsi perché e non come mai o per qual motivo? Credo perché non sono proprio così intercambiabili nella nostra mente. Perché ha una sfumatura più generica, che vai sempre bene; invece come mai è più drammatico, o comunque implica un grado di curiosità diverso; per qual motivo, poi, peggio che peggio, troppo formale, troppo serio. Mi ci vedete con una canna in mano e la bottiglia nell'altra a chiedere a Joe per qual motivo mi stia guardando con aria da cane bastonato? Ecco. Oddio, un sms e una mail contemporaneamente. Qui mi vogliono morto. È un complotto. Prima il messaggino, direi. Ok, adesso la mail. Che vita intensa e piena di impegni. Aprendo il blocco note a tutto schermo, mi mancano tre dita per riempire la pagina. Ce la posso fare, anche se so già che poi non ci starà nella domanda di Yabadabadù. Col punto esclamativo. Vorrà dire che userò i dettagli aggiuntivi. Servono a quello, no? Ad aggiungere dettagli. Noi siamo Ioneschiani secondo voi? Badiamo più ai dettagli o alla totalità? Me lo sono sempre chiesto: io come sono? Voi come siete? Non riesco a definire le persone, mi fa molta fatica descriverle. Anche fisicamente, sì. Perché io guardo, ovvio, ma è più la sensazione che ricevo a colpirmi. Ok, sto iniziando a cancellare le cose che scrivo, non è buon segno. Dai, però, mi mancano solo due dita e mezzo. Fa niente, non ci riesco, ho esaurito le risorse. No, non è vero, ma ho esaurito quelle spontanee, dovrei sforzarmi per continuare. E se mi sforzo non mi piace quello che partorisco e se non mi piace lo cancello e se lo cancello alla fine non ho risolto niente, quindi con buona pace di tutti vi saluto. Un dito e mezzo. Amen.

1 commento:

  1. Anonimo ha detto... Corposo dici? Niente di corposo potrebbe uscire sotto forma di pensiero verbale dalla mia testa stasera; puoi accontentarti di qualcosa di nebbioso?
    Totalità dettagli totalità dettagli dettagli totalità. Può essere che sia un dettaglio a fare la totalità: una venatura sanguigna su una foglia gialla, un inquietante retrogusto di cipolla in una piadina al cioccolato, il modo di muovere le mani di una presunta venditrice di scarpe sulla metro. E la totalità diventa in un certo senso un insignificante dettaglio.
    Che importanza ha in fondo definire le persone in termini descrittivi? L'impressione è ciò che ci rimane, la sensazione di candore, il brivido di disgusto, la curiosità; è questo che, in questo preciso istante, in questo preciso spazio, rimane della nostra superficiale indagine. Hic et nunc. Effimero e insieme definito.
    E così, come sei tu è come sembri agli altri. No; in effetti così è come "sembri", non come "sei", e in questo caso sareste in parecchi; allora come sei è come ti senti di essere, ma non è detto che come ti senti di essere sia necessariamente il tuo essere agli occhi di chi ti osserva. E a questo punto come potresti avere la conferma che "sei" veramente così? Per di più, ora potrebbe essere in un modo, tra due ore in un'altro. E' un vicolo cieco, non saprei uscirne. Dovermi barcamenare tra i punti di vista e avere questa maledetta esigenza di trovare la continuità nel divenire mi mette sempre in difficoltà. Forse la soluzione dell'inestricabile (?) garbuglio sta nel provare a pensare cosa ti colpirebbe di te se ti guadassi da una finestrella invisibile là fuori e provare a vedere se quest'impressione aliena la senti essere parte di te. O forse sarebbe meglio tentare davvero di spegnere il cervello, concentrarsi sul respiro, come direbbero alcuni saggi buddisti, e lasciarsi sprofondare nell'autooblio.
    Seguirti verso il sole? Bella immagine. Sul serio. Chissà che giro faresti; io vado verso ovest, lo rincorro da dietro, anche perchè penso proprio di averti perso per strada.
    Nessuna presunzione di averti riempito, forse neanche un tentativo.
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